Le azioni di adattamento al clima possono essere ad alta intensità energetica: nel breve e medio periodo questa ulteriore richiesta energetica può venire soddisfatta solo da fonti fossili. Questo rende necessari obiettivi più ambiziosi per la mitigazione.
Un recente ed interessante studio pubblicato su Nature propone un approfondimento sul tema: avremo bisogno di più energia per adattarci e questo ha un impatto sui percorsi di mitigazione.
Il fabbisogno energetico per l’adattamento aumenterà nel tempo e con il grado di riscaldamento globale. La domanda di energia per l’adattamento negli edifici e nell’industria aumenterà notevolmente nello scenario politico attuale: l’elettricità globale aumenterà del 18% (75 EJ in più) nel 2100, rispetto alla domanda prevista per lo stesso anno ma senza adattamento e la domanda finale di liquidi e gas aumenterà del 2,5%.
La politica climatica è fondamentale per evitare feedback negativi sull’uso dell’energia per l’adattamento agli obiettivi di mitigazione.
Nelle azioni di adattamento e mitigazione è sempre più importante tenere a mente la relazione tra le due facce della stessa medaglia: in questo ambito è di grande utilità l’approccio che si usa nella gestione dei rischi, dove c’è la consapevolezza che ogni qual volta si affronta un rischio eliminandolo o riducendolo bisogna tenere in considerazione il fatto che molto probabilmente si stanno introducendo nuovi rischi. La visione deve quindi essere ampia, sia a livello territoriale che temporale, comprensiva dei diversi fattori.
Stiamo tutti imparando, gli errori sono dietro all’angolo ma l’inazione è l’errore più grave!