I cambiamenti climatici interessano tutti, anche nel proprio ambiente privato.
Rilanciamo un interessante spunto da Bloomberg, tarato sulla realtà americana ma che facilmente essere calato nei nostri contesti.
In particolare, il consiglio principale è quello di pensare all’elettrificazione delle varie utenze e di conseguenza all’autoproduzione (e stoccaggio) dell’energia elettrica. Con costi sostenibili e tempi di ritorno tutto sommato veloci – soprattutto nello scenario attuale – questo percorso è sicuramente quello più interessante.
Se si ha la possibilità di interventi più strutturali, cercamente una ristrutturazione volta ad avvicinare l’immobile alla situazione di una casa passiva è un’altra strada da intraprendere.
Altro intervento sempre più interessante è il recupero dell’acqua piovana, lo stoccaggio e il riuso per i servizi accessori. Le tecnologie esistono, vanno pensate e calibrare riguardo alle esigenze e al contesto.
La finanziaria 2008 – legge 244/2007, articolo 1, comma 288 – ha disposto che dal 2009 il rilascio del permesso di costruire sia subordinato, oltre che alla certificazione energetica dell’edificio, anche alle caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche. Già alcune regioni hanno legiferato in modo ancor più preciso (es. Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Umbria), mentre le altre sono in fase di emanazione. Anche nel Protocollo ITACA o nello standard LEED viene preso in considerazione il riutilizzo di queste acque.
Infine, collegato anche al punto appena esposto, in funzione del rischio reale può essere anche utile pensare ad un sistema di protezione da eventuali incendi: se si può intervenire sul territorio circostante sicuramente una pulizia periodica dell’area attorno alla casa ma anche una riserva idrica e un sistema di estinzione.
Sono solo alcuni spunti, ma sarà sempre più utile ragionarci e provare a mettere in pratica qualche soluzione concreta, ad di là di una buona assicurazione.